Tutta questione di Vespa: pubblicità vintage e glamour delle celebrità su questi scooter classici – TS
Lo scooter Vespa, emblema di stile, funzionalità e di un’epoca segnata dal risveglio del dopoguerra, porta con sé un’eredità che va ben oltre la semplice mobilità.
Concepita nel 1946, la Vespa nacque da un disperato bisogno di un trasporto economico ed efficiente nell’Italia del dopoguerra.
Piaggio, ispirandosi ai progetti aeronautici di Corradino D’Ascanio, mirava a creare un veicolo a due ruote comodo e funzionale per le masse.
La prima Vespa, la Vespa 98, uscì dalla catena di montaggio e catturò subito l’attenzione con il suo design non convenzionale ma sorprendente.
Fin dall’inizio, gli scooter Vespa sono noti per la loro struttura unibody in acciaio stampato e verniciato che combina, in un’unità strutturale unificata, una carenatura completa per il motore (racchiudendo il meccanismo del motore e nascondendo sporco o grasso), un pianale piatto (che fornisce protezione per i piedi ) e una carenatura anteriore prominente (che fornisce protezione dal vento).
Nel 1944, gli ingegneri Piaggio Renzo Spolti e Vittorio Casini progettarono una motocicletta con una carrozzeria che racchiudeva completamente la trasmissione e formava un alto paraspruzzi nella parte anteriore.
Oltre alla carrozzeria, il progetto prevedeva comandi montati sul manubrio, raffreddamento ad aria forzata, ruote di piccolo diametro e un’alta sezione centrale che doveva essere a cavalcioni.
Ufficialmente conosciuto come MP5 (“Moto Piaggio n. 5”), il prototipo fu soprannominato “Paperino” (che significa “Paperino” in italiano).
Piaggio era scontento dell’MP5, in particolare della sezione centrale alta. Ha incaricato l’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio di riprogettare lo scooter.
D’Ascanio, che in precedenza era stato consultato da Ferdinando Innocenti sulla progettazione e produzione di scooter, fece subito sapere di odiare le motociclette, ritenendole ingombranti, sporche e inaffidabili.
Il prototipo MP6 di D’Ascanio aveva il motore montato accanto alla ruota posteriore. La ruota veniva azionata direttamente dalla trasmissione, eliminando la catena di trasmissione, l’olio e lo sporco ad essa associati.
Il prototipo aveva un telaio a longheroni con pannelli esterni in acciaio portanti. Queste modifiche hanno permesso all’MP6 di avere un design a gradini invece di una sezione centrale alta come quella dell’MP5 Paperino.
Il design dell’MP6 includeva anche una sospensione anteriore su un lato, ruote anteriori e posteriori intercambiabili montate su fuselli e una ruota di scorta.
Altre caratteristiche dell’MP6 erano simili a quelle del Paperino, compresi i comandi montati sul manubrio e la carrozzeria chiusa con l’alto paraspruzzi anteriore.
Enrico Piaggio vedendo per la prima volta la MP6 esclamò: “Sembra una vespa!” (“Sembra una vespa!”) Piaggio ha battezzato sul posto il suo nuovo scooter.
Piaggio depositò un brevetto per il design dello scooter Vespa nell’aprile 1946.
Nei documenti della domanda si faceva riferimento ad un “modello di carattere pratico” per una “motocicletta con parti ed elementi razionalmente disposti con telaio combinato con parafanghi e cofano motore che ricopre tutte le parti funzionanti”, di cui “l’insieme costituisce una motocicletta razionale e confortevole offrendo protezione dal fango e dalla polvere senza pregiudicare esigenze di estetica ed eleganza”.
Il brevetto venne approvato nel dicembre successivo.
Piaggio vendette circa 2.500 Vespe nel 1947, oltre 10.000 nel 1948, 20.000 nel 1949 e oltre 60.000 nel 1950.
La più grande promozione di vendite di sempre è stata Hollywood. Nel 1952, Audrey Hepburn salì in sella alla Vespa di Gregory Peck nel film Vacanze Romane per un giro per Roma, ottenendo oltre 100.000 vendite.
Nel 1956, John Wayne smontò da cavallo in favore della due ruote per spostarsi originariamente tra le riprese sui set, così come Marlon Brando, Dean Martin e l’intrattenitore Abbe Lane erano diventati proprietari di Vespa.
William Wyler filmò Ben Hur a Roma nel 1959, permettendo a Charlton Heston di abbandonare cavallo e carro tra una ripresa e l’altra per fare un giro in Vespa.
I Vespa Club sorsero in tutta Europa e nel 1952 gli iscritti ai Vespa Club in tutto il mondo avevano superato i 50.000.
Verso la metà degli anni Cinquanta le Vespa venivano prodotte su licenza in Germania, Regno Unito, Francia, Belgio e Spagna; negli anni ’60 venne avviata la produzione in India, Brasile e Indonesia.
Nel 1956 ne era stato venduto un milione, poi due milioni nel 1960. Negli anni ’60 la Vespa, originariamente concepita come veicolo utilitario, divenne il simbolo della libertà e dell’immaginazione, determinando un ulteriore incremento delle vendite: quattro milioni nel 1970 e dieci milioni entro la fine degli anni ’80.
Nonostante il passare dei decenni, la Vespa resta un simbolo di eleganza e praticità. Il suo design, sostanzialmente immutato nella sua essenza, continua ad attrarre ammiratori e le Vespe d’epoca raggiungono prezzi elevati alle aste.